La sala che ospita il pianoforte per esigenze professionali o di studio deve avere buoni requisiti dal punto di vista anche acustico oltrechè climatico. Bisogna considerare che l’ambiente stesso è parte fondamentale di uno “strumento musicale”, diventando esso stesso “strumento musicale”. L’acustica ambientale è in grado di esaltare o uccidere letteralmente la bontà di un pianoforte.
Il pianista ha a che fare tipicamente con due condizioni ben distinte:
Questi due aspetti richiedono “sonorità” ambientali molto differenti: suono dettagliato e analitico nel primo caso, più (o meno) generoso e (più o meno) riverberante nel secondo. Vi è però anche una certa soggettività nella percezione/adattamento rispetto ad una specifica acustica. Alcuni soggetti prediligono suoni asciutti -quindi desiderano percepire il suono dello strumento il più pulito possibile- mentre altri si adattano meglio a sonorità più “comode” e ampie. Nel caso di sale da concerto non si può naturalmente intervenire, se non con la ricerca della miglior collocazione del pianoforte, con un saggio utilizzo del fraseggio e del pedale destro del pianoforte, per non aggravare una situazione magari non molto favorevole (sale eccessivamente riverberanti).
A questo proposito, c’è un sistema semplicissimo che credo e spero tutti i pianisti conoscano, per tastare l’acustica ambientale e relativo suono percepito dal pubblico: se durante la prova preliminare dello strumento e dell’acustica, il pianista non ha modo di ascoltare il pianoforte dalla platea (tramite un altro pianista), sarà sufficiente mettersi a conversare con qualcuno sul palco, allontanandosi gradatamente e procedendo verso la platea, e la galleria se presente, facendo rimanere l’interlocutore sul palco. La differenza di percezione della voce dell’interlocutore sarà sorprendente. Queste differenze vanno quindi immaginate molto amplificate con il pianoforte. Idem se l’esibizione prevede pianoforte e orchestra: il pianista può regolarsi sull’acustica ascoltando l’orchestra e procedendo verso la platea… Le differenze saranno notevolissime e spesso un suono asciutto e povero sul palco sarà decisamente migliore in platea. L’esperienza e le varie situazioni incontrate velocizzeranno l’adattamento all’acustica e le conseguenti “modifiche” da porre in atto durante l’esecuzione. Non dimentichiamo che spesso durante la prova a sala vuota ci si adatta ad una sonorità che poi non ritroveremo durante il concerto a sala/teatro con pubblico. Sul palco la situazione peggiorerà anche di parecchio a sala piena. Anche questo aspetto va quindi molto considerato. E’ assolutamente necessario imparare a “sentire” ed ascoltare il suono dell’ambiente, a partire dal suo “rumore di fondo” (il rumore di disturbo che arriva dall’esterno e che ciascun ambiente possiede in varie dosi). Non di rado mi è successo di sentir classificare o valutare in modo completamente differente uno stesso strumento, collocato in sale acusticamente molto differenti, a riprova che l’ambiente cambia in modo radicale le proprietà degli strumenti musicali.