Innanzitutto, una regola del riverbero è che: in una stanza in cui una fonte sonora cessi di irradiare, il livello sonoro diminuisce tanto più lentamente quanto è minore l’assorbimento di pareti, oggetti, persone e cose al suo interno. Quindi il riverbero dipende dalla capacità complessiva dell’ambiente di assorbire energia acustica; maggiore è l’assorbimento, minore è il tempo di riverberazione. Tutti gli elementi presenti in un ambiente chiuso (non esiste riverbero all’aperto-non volendolo confondere con il fenomeno dell’echo), persone, cose, arredamenti, pareti, vanno ad influire sulla propagazione acustica. Tali elementi rifrangono e assorbono in modo differente le onde sonore, che possono giungere dalla SORGENTE (S) al RICEVITORE (R) alterate, degradate o deteriorate.
L’esempio classico lo possiamo sentire in alcune chiese dal riverbero particolarmente abbondante, dove il messaggio sonoro o verbale è a volte di difficile o quasi impossibile intelleggibilità (nel caso di un pianoforte in una grande chiesa). Il Tempo (T) di riverbero è il fattore più importante per la qualità acustica di una sala e conseguente corretta fruizione del messaggio sonoro. Non esiste ambiente chiuso che presenti assenza di riverbero; sono quindi il Tempo e la qualità del riverbero che influiscono più o meno positivamente sulla percezione. Nelle sale da concerto sono elementi che vanno ben dosati (e considerati dal pianista) per far si che non influiscano negativamente sulla qualità acustica.
Il termine riverbero indica dunque la persistenza di un suono all’interno dell’ambiente dopo che la S ha cessato l’irradiamento. Ricordando che la velocità di propagazione del suono nell’aria è di circa 340 mt./s, quindi elevatissima, possiamo immaginare la quantità di rifrazioni dopo che un suono ha colpito un ostacolo, generando decine di altre rifrazioni. Se consideriamo inoltre che i vari oggetti, persone, pareti ecc… agiscono in modo differente sulle varie frequenze, assorbendone alcune e/o respingendone ed enfatizzandone altre, possiamo comprendere la complessità del fenomeno riverbero. E’ la tridimensionalità del riverbero che risulta utile all’orecchio per poter collocare esattamente una fonte all’interno dello spazio circostante. Da ciò si intuisce come sia possibile una radicale influenza sul suono del pianoforte: sale da concerto con un mix “disordinato” o non opportunamente studiato di rifrazioni, possono letteralmente mascherare alcune frequenze o esaltarne altre, cambiando così natura e timbro dello strumento. Naturale la considerazione che, per es. con un flauto, a parità di condizioni acustiche precarie, avremo molti meno problemi di percezione rispetto ad un pianoforte, per via anche della relativa semplicità delle componenti armoniche del flauto rispetto ad un pianoforte. Questi sono aspetti negativi del riverbero. Un aspetto positivo invece è che esso rinforza l’intensità della S.